Tamponi ai turisti, la denuncia in Lombardia: "Costretti al tampone a pagamento ora rivogliamo i nostri soldi"

Matteo Bonzi, 22 anni di Nerviano (Milano), è uno dei tanti ragazzi rientrati dalla Spagna dopo le ordinanze di ministero e regione sull'obbligo di tampone. Sbarcato a Malpensa da Ibiza il 16 agosto, Bonzi non ha avuto la possibilità di tampone in aeroporto - servizio entrato a regime il 20 - ma si è dovuto affidare alle strutture territoriali della Ats. Obbligato per legge a fare il test entro 48 ore, a seguito di un'attesa di oltre 4 giorni, ha deciso di rivolgersi al privato per effettuare il tampone. "Tra accettazione e prelievo ho impiegato un'ora ma - racconta - ho pagato 122 euro". Per ironia della sorte, lo stesso pomeriggio, ha ricevuto la telefonata dall'Agenzia di Tutela della Salute mentre guardava al telegiornale le immagini dei primi tamponi in aeroporto. "Io come altri quattro ragazzi della mia comitiva - risultati negativi - oggi chiediamo indietro i nostri soldi". Sebbene infatti come specificato dalla regione sul suo sito la prestazione al di fuori del servizio sanitario non sia rimborsabile, Matteo argomenta: "Avevamo tutti bisogno di un risultato, per motivi differenti. A causa del disservizio ci siamo rivolti ai privati. Però la gratuità era un nostro diritto". Che il suo appello vada o meno a buon fine, il giovane insiste: "Io l'ho fatto perché vivo ancora con i miei e volevo tutelarli, ma non posso pagare per inadempienze altrui. La Regione dovrebbe ammettere i suoi sbagli e rimborsare".
 
Di Andrea Lattanzi

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