25 Aprile, storia di Guido Lisi partigiano: "La gioia di quel giorno del 1945, finalmente la libertà"
Occhi lucidi e mani tremanti. Guido Lisi, 97 anni, ex partigiano della brigata Spartaco Lavagnini, inizia a raccontare la sua storia dal principio. Da quando, a poco più di quindici anni, prende consapevolezza della guerra. Ricorda l'adesione di tanti al fascismo e gli applausi per il duce che man mano, negli anni, scemavano. Ricorda le difficoltà della famiglia, dell'impossibilità dei genitori di spiegare ai figli cosa fosse davvero il fascismo. Di questo prende coscienza più tardi, quando va volontario in aeronautica a Torino e inizia a vedere la caccia agli antifascisti. Allora fugge, lascia indietro i suoi compagni, di cui ancora ricorda le ultime occhiate dolorose, e torna a casa.A San Gimignano, dove Guido Lisi è nato e cresciuto, intanto, alcuni giovani avevano cominciato a maturare i primi germogli di Resistenza. Una casa colonica, le armi abbandonate dai tedeschi. Poi l'arresto di Mussolini, la fuga di Badoglio. Fino al ricordo della madre che lo avvisa che è arrivata una cartolina dalla Repubblica di Salò: era atteso a Pavia, in una caserma fascista. Per paura di ritorsioni Guido parte e raggiunge Salò, ma subito si accorge che qualcosa era cambiato. Il comando fascista era debole, le folle non erano più imperanti, i soldati stanchi. Allora fugge di nuovo e torna dai nuclei partigiani. Il 2 gennaio del 1945 inizia la sua Resistenza: è un periodo difficile, pieno di timori e paure, in condizioni fisiche deplorevoli e con il freddo sempre nelle ossa. Ma il ricordo della Liberazione, per Guido, è il più dolce che esista: "Io mi ricordo il 25 aprile del 1945, una gioia immensa, che non si riesce a spiegare a parole. Dopo tutte le angherie subite, finalmente, la libertà". E mentre si emoziona, con la voce che si strozza, cita Piero Calamandrei, che della Costituzione Italiana è stato uno dei padri: "La libertà è come l'aria, ci si accorge quanto vale quando comincia a mancare".
di Viola Francini